Ero stato in quell’appartamento alcuni mesi prima per fare un favore a Chiara Jane, la nostra HOMEredesigner che ne stava curando i lavori di ristrutturazione.
Quando il decoratore, che era lì per la tinteggiatura finale, mi aprì l’uscio, rimasi subito colpito dalla luce riflessa dalle chiare tinte delle pareti e dalle rigide linee verticali che separavano rigorosamente gli ambienti.
Non potei fare a meno di associare quel piacevole rigore estetico al cognome di origine austriaca del nostro cliente.
Scendendo le scale, continuavo a chiedermi se vi fosse un collegamento tra la sensazione di grande ordine appena vissuta e quel cognome che mi rimandava alla vista dei bucolici paesaggi austriaci.
Così provavo ad immaginare come sarebbe stata quella casa una volta arredata…
Qualche mese dopo, arrivò per me il momento andare a fare il reportage fotografico. Finalmente avrei potuto verificare se quanto immaginato fosse coerente con quello che Chiara Jane aveva realizzato insieme ai nostri committenti.
Ed eccomi in casa! Armato della mia Nikon , intanto che preparavo l’attrezzatura, osservavo le pareti ancora un po’ spoglie.
La disposizione e le linee degli arredi mi confermavano quando avevo ipotizzato nella mia prima visita della casa.
Percepivo una piacevole sensazione di ordine e pulizia ad ogni angolo della casa.
Un ordine che non era stato certamente creato per l’occasione del reportage, ma piuttosto uno stato di ordine esteriore che sembrava nascere dal cuore della nostra giovane coppia.
Una compostezza voluta, desiderata e in armonia con gli abitanti.
Solo quando entrai nell’ultima stanza da fotografare scoprii qualcosa di inaspettato, ma forse era esattamente quello che avrei dovuto aspettarmi…
La libreria perfettamente incorniciata su di uno sfondo grigio raccoglieva all’interno diversi libri disposti con una apparente casualità.
Una disposizione che nell’insieme creava un piacevole gioco di volumi e colori.
A creare discontinuità vi era una vecchia macchina da scrivere dal verde brillante che accompagnava una campana tibetana.
E ancora una statua del Buddha sul lato opposto.
E così iniziai a intuire che quell’ordine di cui ero circondato, non proveniva dall’Austria ma originava da una cultura millenaria che i nostri committenti avevano fatto propria.
Quale miglior occasione di questa storia per parlare di come e quanto “ordine e caos” in casa influenzano il nostro stato psicofisico.
(Trovi l’approfondimento a fondo pagina).
Ma prima, alcune immagini del reportage…
L’ultima stanza.
“Quell’amaca antigravity al centro della stanza è il segreto di tutto!” Pensai…
Quando il nostro corpo sperimenta ogni giorno la leggerezza, anche la nostra mente diventa più fluida e produce ambienti armonici.
Focus: l’ordine e la casa.
Lo stato di ordine-disordine dell’ambiente che ci circonda influenza, a nostra insaputa, il nostro stato mentale e psichico, fino a quando non ne prendiamo consapevolezza e diventiamo proattivi.
Sull’importanza dell’ordine dell’ ambiente che ci circonda sono stati spesi fiumi di parole.
Ma di fondo il messaggio è sempre lo stesso: gli oggetti che ci circondano, la loro disposizione e la coerenza con il contesto, sono informazioni che dai nostri occhi vanno al nostro cervello che deve necessariamente elaborare.
Quindi: quantità, qualità e coerenza funzionale di questi oggetti, influenzano il nostro il nostro stato mentale in modo positivo o negativo.
Diversi studi hanno dimostrato che gli ambienti ordinati (soprattutto in ambito professionale) rendono le persone più efficienti e produttive.
Ma, allo stesso tempo, pare che alcune altre persone riescano a dare il meglio di sé in ambienti molto caotici.
Credo che questo dipenda sia dalla personalità che dal tipo di attività che stiamo analizzando, detto in modo molto semplicistico: da un lato abbiamo attività razionali e dall’altro attività creative. (Faccio fatica ad immaginare una cameretta ordinata di un bambino intento a giocare, come pure ad immaginare la scrivania di un contabile sommersa di faldoni).
Il problema è che la nostra cultura non ci allena a consapevolizzare questi meccanismi.
Questi stessi meccanismi agendo a livello inconscio, generano una sensazione di disagio a cui spesso non sappiamo dare una causa specifica.
Un disagio che infine sfocia in forti emozioni, ma a quel punto non siamo più in grado di gestirle.
Ed eccoci a scaricare le nostre emozioni verso il primo familiare che ci capita sotto mano.
Partendo quindi dal presupposto che ordine e disordine non sono buoni o cattivi in sé.
In quanto ognuno reagisce all’ordine/disordine in base alla propria psiche e all’attività che vuole svolgere in un determinato ambiente.
L’approccio che ritengo più corretto, per chi si accinge a ri-progettare la propria casa, è quello di puntare a delle soluzioni divisionali e arredative che diano la possibilità di poter scegliere in base al momento e alla situazione se stare in un ambiente ordinato o creativo.
Per portare qualche esempio pratico:
- Una cucina living deve potersi trasformare in un laboratorio creativo per colui o colei che cucina ma nello stesso tempo un ambiente caldo e armonico nel momento della convivialità.
- Una cameretta deve potersi trasformare in un’area giochi per il bambino ma anche in ambiente ordinato e adatto alla concentrazione nel momento dello studio.
Mi capita spesso di vedere, in appartamenti di nuova costruzione la mancanza dello sgabuzzino, oppure ambienti completamente open space.
Penso che queste ambientazioni, pur essendo molto piacevoli esteticamente, se non offrono possibilità di scelta, rischiano di diventare esse stesse le protagoniste della casa anziché essere strumenti per un abitare confortevole.
Questo concetto di interazione uomo ambiente lo abbiamo sintetizzato nel 6° punto del nostro manifesto: “VAI AL MANIFESTO HOME REDESIGN”
“In un processo di HOME REDESIGN, si deve tener conto dell’ influenza reciproca uomo-ambiente.”
Termino questo post con una fotografia e una frase dei nostri stessi clienti:
L’anima tua è l’intero mondo
Siddhartha, Hermann Hesse